Crisalide

festival di teatro

20 - 25 luglio 1999

VI edizione

Fine dell'opera

   
         

pensata in termini di rappresentazione e modello anatomico come punto di vista dell’artista

Fine dell’opera. Chiediti innanzitutto questo. Anche se sei artista, ti interessa veramente adottare l’orizzonte poetico come limite delle tue ipotesi: un punto di vista interno all’opera?

Fine, allora. Nel senso che tu usualmente le attribuisci, secondo la personale coerenza dei tuoi investimenti e aspettative, di termine o di Finale, come momento psicologicamente convergente e non indifferente dell’intera prassi creativa, essa non potrà essere ritenuta, in un esercizio posteriore, ma necessario, di distacco, che un elemento del gioco delle variabili che sono coinvolto in quella stessa creazione particolare. Direttamente collegato e non diverso logicamente, nell’ipotesi della vigenza di una struttura narrativa o drammaturgica (come avviene nel teatro), a quello che si chiama Inizio.

Ma che cosa fai, in più con la Fine?

Promulghi un decreto, differente nelle sue condizioni da oggetto ad oggetto, ma equivalente nella sua funzione. Esso segna da ogni parte i margini di quell’intervallo percettivo-rappresentativo dentro cui sta l’immagine pura dell’opera stessa e in cui hanno libero accesso altre rappresentazioni destinate a legarsi indissolubilmente con il fenomeno che in un ambito dato costituisce il fulcro dell’esperienza. Fine dell’opera non equivale ad opera finita; essa ha un valore produttivo spostato dentro la ricezione. Essa appare quindi come un campo di pertinenza tanto del fruitore quanto del creatore.

Fine dell’opera va intesa, in generale come una rappresentazione. Se può esistere per l’artista che vuole occuparsi della Fine un compito (responsabilità ulteriore rispetto all’esposizione dell’opera e successivo al concludersi della sua presentazione o rappresentazione fisica) alternativo tanto all’operare moltiplicante dell’interpretazione, tanto al lavoro della storiografia e della critica delle arti, esso dovrà stare, comunque, dentro la rappresentazione, e non potrà d’altronde esaurirsi nel fornire una immagine autentica (necessariamente contraddittoria, in quanto non si capirebbe né perché non dovrebbe prendere il posto dell’opera di cui è immagine, né quale aura conterrebbe per imporsi alle altre possibili immagini) dell’opera stessa. Non, quindi, fare immagini dell’opera ma piuttosto fornire modelli di riferimento che indichino una prassi rappresentativa possibile a partire dall’atteggiamento del soggetto creatore rispetto al proprio lavoro d’arte.

Nell’introduzione alla propria ANATOMIA UNIVERSA (pubblicata postuma nel 1823), l’anatomista italiano Paolo Mascagni si dichiarava preoccupato di recuperare, visivamente, l’armonia e la concordanza della completa apparenza dell’organismo sulla base delle concezioni mediche dell’ENCYCLOPEDIE, che costantemente intendono l’esercizio della dissezione come smontaggio del corpo per isolarne e individuarne i singoli ingranaggi, avendo ben presente che il fine ideale dell’operazione tende al rimontaggio di ciò che prima era stato scomposto, per ricostruire concettualmente l’organismo originario, diverso solo perché se ne sono conosciute le intime apparenze.

E’ proprio quest’ultima frase a darci la possibilità di identificare un analogo della condizione problematica dell’artista all’atto di rappresentarsi la propria opera all’interno dell’orizzonte disperso della Fine, e a considerarlo come possibile modello pratico e figura risolutiva. L’anatomia, intesa come procedimento che non aggiunge nella al proprio oggetto, ma che contemporaneamente lo rende diverso introducendo uno sdoppiamento fittizio che si dà nella costante preoccupazione dell’unità (e dell’unicità) dell’opera, può permettere all’artista di oggettivarla e di indagarla attraverso un riflesso setto che deve la propria possibilità all’organicità del codice originario e, per così dire, informa accidentalmente.

         

momenti di studio

Raimondo Guarino.............................................................................................................................Opere e Corpi

Masque teatro ................................................................................................................................................Anatomia

Terza Decade..................................................................................................................................................Anatomia

Fanny & Alexander .......................................................................................................................................Anatomia

Motus................................................................................................................................................................Anatomia

Antonio Attisani .........................................................................................Fondamenta della psicostasìa teatrale

 

         
 
programma
 

Martedì 20 luglio

Masque teatro 

dalle ore 15.00 – Ramo Rosso

anatomia

Dov’è un oggetto prima che noi lo guardiamo?

Localizzare un fatto è fonderlo con un altro fatto; ma questa fusione corrisponde ad uno stato “aggiunto” del soggetto che non aderisce allo stato originario (se non per mera somiglianza), dunque non lo chiarisce, anzi ne evidenzia l’alterazione. Strumenti concettuali come le  leggi fenomenologiche del tipo “le molle si allungano proporzionalmente alla forza applicata”, implicano processi di conoscenza solo apparentemente lineari, dimostrandosi alla fin fine quelli di gran lunga i più faticosi.  Forse la possibilità di rendere lo studio dei sistemi complessi, ossia di tutti quei sistemi che hanno la caratteristica di essere composti da un gran numero di elementi di tipo diverso che interagiscono fra di loro secondo leggi più o meno complicate, omogeneo al sistema “Teatro”, potrebbe farci uscire dal luogo buio del “vorrei che fosse così”.

 

ore 22.00 Teatro il Piccolo – Forlì

Eva Futura


dal romanzo di Auguste Villiers de l'Isle-Adam

con Eleonora Sedioli, Daniela Bianchi, Catia Gatelli, Lorenzo Bazzocchi
regia Lorenzo Bazzocchi
produzione Associazione culturale Masque

La struttura drammaturgica è basata sul concetto di “canone”. L’idea di canone è che un unico tema venga contrapposto a se stesso. In pratica le varie voci che partecipano al canone eseguono ognuna una copia del tema. Lavorano nel laboratorio quattro soggetti ipnotici, tra cui un soggetto isterico. Essi compiono quotidianamente “esercitazioni” per affinare le loro capacità di simulazione. E’ per questa ragione che l’autore tanto spesso ha insistito sulla necessità di allenare i soggetti a funzionare adeguatamente, prima di tentare la sperimentazione. Lo spazio presenta un edificio complesso, una specie di laboratorio con giardino interno. Al posto del tetto c’è un percorso di ballatoi, sorta di scalinate  che consentono agli assistenti di camminare intorno. Può darsi che salire le scale in senso orario a tempi fissi faccia parte del loro rituale quotidiano; quando sono stanchi, possono mutare direzione, e per un po’ scendere. Ma entrambi i concetti, sebbene non privi di qualche strano significato, sono ugualmente inutili………..

 

Mercoledì 21 luglio

Fanny & Alexander  

dalle ore 15.00 - Casina Pontorno - Bertinoro

anatomia

? was it a cat i saw ?
un' anatomia di Fanny & Alexander

 

Ore 22.00 Cinema Odeon - Fratta Terme

SULLA TURCHINITA' DELLA FATA
ESSI ERANO ASSAI COMPETENTI IN FATTO DI COSE CHE NON ESISTONO

 

Giovedì 22 luglio

Opere e  Corpi

a cura di

Raimondo Guarino

dalle ore 10.00 - Fattoria maestrina - Bertinoro

Reagendo al tema, la nozione di opera mi appare, nella nostra attrezzeria mentale e verbale, un pallido riflesso e una nozione tarda o distorta dell'azione teatrale. Eppure, nell'infinità progressiva delle riproduzioni e dei passaggi, è come se il teatro ne fosse il singolare rifugio. L'idea della fine suggerisce il senso dell'analisi come ripresa di un soggetto sull'oggetto, forse come seconda vita; l'idea dell'anatomia, e altre espressioni della coscienza secondaria della creazione (la messa a nudo, lo svelamento, la messa a morte), introducono nel discorso sull'opera l'organicità del corpo, e i suoi stati alternativi e successivi. Il corpo dell'opera non è lo stesso che è all'opera. L'idea della fine, nelle materie e nella forma del teatro, nel tempo delle azioni, delle tradizioni, delle vite, segna uno sdoppiamento e una deriva, impone le domande: di chi è e dov'è il corpo dell'opera? di chi è e dov'è l'opera del corpo?

Interventi

L'ombra della vita. Romanzi teatrali in Germania tra Sette e Ottocento
Adelina Suber

Università di Bologna

Riproduzione e trasmissione del patrimonio coreutico
Claudia Celi e Rita Zambon
Accademia Nazionale di Danza

L'opera dell'attore
Daniela Regnoli
Teatro Potlach

 

Venerdì 23 luglio

Motus 

dalle ore 15.00 – Ramo Rosso

anatomia

Pensare all'anatomia di uno spettacolo che di per sé è già una anatomia: di un poema come " il Furioso " , di un personaggio come Orlando…..Si andrà a compiere una dissezione ulteriore dunque, affondando ancor più la lama negli interstizi della composizione scenica. O.F. è il risultato di una serie di sventramenti: della storia, con i suoi articolatissimi intrecci, della vicenda di Orlando, essenzialmente. Abbiamo "disossato" il poema, alla ricerca del suo motore interno, nascosto: l'ossessiva meccanica del desiderio che regola ciclicamente i rapporti, le relazioni fra quegli " abbozzi" di personaggio che popolano il poema, giungendo ad un unico fulcro: la fissazione amorosa/patologica di Orlando per Angelica……e sarà sul tema della " patologia" amorosa che incentreremo l'opera anatomica. Quindi feticismo e masochismo, che troppo spesso sono stati letti dalla critica in modo avventato, con uno sguardo che solo si ferma alla superficie delle immagini e troppo poco rischia l'immersione, lo studio dettagliato di quel momento limite, assoluto che è la perdita di sé per un altro essere, sino a divenire " altro da sé", sino a farsi animale…… Entreremo nel manierismo delle immagini poi, delle icone sceniche che si susseguono a ritmo ininterrotto, svelandone i processi di elaborazione . Sarà una sfida ai limiti del linguaggio verbale dal momento in cui cercheremo di penetrare quel terreno magmatico e misterioso che dalle idee porta alla messa in scena, alla creazione di uno spazio e di un tempo magico come quello dell'accadere scenico.

 

ore 22.00 palestra Fratta Terme

O.F. ovvero Orlando Furioso eseguito impunemente da Motus


uno spettacolo di Enrico Casagrande, Daniela Nicolò, David Zamagni
con:
Giancarlo Bianchini, Enrico Casagrande, Daniela Nicolò, Maria Cristina Negrini, Cristina Zamagni, David Zamagni
scena: AZT & Motus
suono: AZT & Endy Bighouse
luce: Enzo Fascetto Sivillo
regia: End
in collaborazione con Assessorato alla Politiche Giovanili - Comune di Rimini


 

Sabato 24 luglio

Terza Decade 

dalle ore 15.00 – Parco delle terme - Fratta terme - Bertinoro

anatomia

"Ho sognato di recente che la pelle della mia mano diveniva d'un tratto trasparente come vetro; ne distinguevo nettamente le ossa, i tessuti, il giuoco dei muscoli. D'improvviso vidi seduto su di essa un grosso rospo e mi sentii spinto da una forza irresistibile ad ingoiarlo. Riuscii ad aver ragione dell'atroce senso di repulsione che l'animale destava in me e lo inghiottii con sforzo." La giovane signora scoppiò a ridere. "Lei ne ride ?"

O fratelli miei, io ho udito un riso che non è umano e da allora mi divora una sete insaziabile, un desiderio che mai non s'appaga. Il desiderio di quel riso imperversa in me e mi consuma. Come posso io sopportare di vivere ancora! E come potrei sopportare di dover ora morire!

 

ore 22.00 parco delle terme - Fratta Terme - Bertinoro

Dilaniato da nere cagne
lamentazione faustiana

in scena: Gabriele Argazzi, Dalia Zilpoli, Edoardo Baraldi
regia: Barbara Bonora
suono: perez theremin
scenografia e immagine: Decade3
Sculture di cera: carlotta capitani
produzione: Associazione L'Aquila Signorina

Il tuo intelletto ha eroso tutte le regioni dell'anima
e questa non è che un anacronismo,
insieme alla preziosa vita dei sentimenti.
(Thomas Mann Doctor Faustus")

 

Domenica 25 luglio

Fondamenta della psicostasìa teatrale

Antonio Attisani

 

dalle ore 10.00 - Fattoria maestrina

Una giornata di ritiro che si svolgerà in un luogo fresco e fasciato dall'ombra. Il conduttore e i partecipanti si sceglieranno a vicenda e parleranno dell'inizio dell'opera (teatrale),ossia dell'attore, ossia del luogo nel quale hanno origine la necessità, la finalità e la fine dell'opera stessa. Un intreccio di materiali visivi, sonori e scritti, e una rete di "domande preparate" costituiranno la base di una conversazione sul teatro inteso come psicostasia. In quella sede si darà vita ad un testo orale, una sorta di apocrifo collettivo che ognuno potrà in seguito sviluppare e variare per proprio conto.

 
         
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