ENIGMA

azioni sceniche e ambienti acustici

per stasimi da le Baccanti di Euripide

di  Isabella Bordoni e Roberto Paci  Dalò

GIARDINI PENSILI

 

La tragedia è nata dallo spirito della musica  A. Schopenauer

 

Il teatro, il suono, la parola, la voce, l’ascolto, la visione, sono e compongono le architetture dei sensi. Rapidità e lentezza sono dati aleatori, il documento inganna,    la prospettiva è labile punto di vista. Nel paradosso di ogni dichiarazione, nella sua persistente e involontaria menzogna, diciamo ora che noi stiamo allo spazio della storia . Occupiamo  i nostri punti nei luoghi transitori dell’ascolto, battuta e tempo, spazio agonistico dei corpi e delle voci. Occupiamo i nostri punti tra le architetture invisibili del suono, colonne e prospettive nel teatro dell’ascolto. Architettura greca, tragica, fascista, metafisica, ambiguità ambivalenza, il nulla vero il nulla falso. La magnificenza della parzialità e dell’incompletezza ci incantano.

 

E’ la metrica del  choròs che fa da riferimento per lo sviluppo di una “una prassi esecutiva “ applicata alla misurazione, al numero, alla parola. Il commento è apertura e variazione, prevede l’accumulo per l’approssimazione ad un’idea ed introduce nel testo un non-sapere che è proprio del pensare. Come passione del non-sapere, esso è nuovamente lingua e voce. Come alfabeto del pensiero, esso inscena  un campo di forze: architettura di voci disposte a transitare nel non definitivo. Luogo predisposto all’accoglienza lì dove la memoria architrave dei sensi ospita visi e voci, l’orecchio è rifugio e ricovero ma anche prospettiva e fuga. Corridoio su stanze e porte esso e centro e periferia. La parola tende alla luce ma sa dire l’ombra, l’ascolto le percorre entrambe ed è seduzione grande.

 

 Il coro assume forme diverse durante lo svolgimento dell’evento. Segue la regola della trasformazione continua dell’incessabile mutazione. Voci imbarazzanti, diffuse  in maniera anch’essa imbarazzante definiscono uno spazio che spesso non è quello del significato bensì fisico e storico. Ogni spazio, anche quello più insospettabile, è luogo tragico. Campo, luogo dell’eccezione al di fuori della legge…L’evento si pone come parziale – e arbitrario – commento alla scrittura di Giorgio Agamben particolarmente nel testo Homo Sacer.

Queste riflessioni fanno parte del più ampio lavoro che sfocerà nella produzione Baccanti nel dicembre 1998.